Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
I Edizione 2017
Categoria "D" (Adulti)
I Premio
Daniela Sandrolini
Motivazione: Tempo della nostalgia di ciò che è stato e tempo del ritorno di ciò che auspicabilmente potrebbe esserlo si alternano sapientemente nei versi di Daniela Sandrolini, in un continuum tematico di grande spessore e rilievo poetici; proprio così i componimenti Adelina, Ernesto e Una carezza ancora si caratterizzano e si connotano per una forte evidenza ritrattistica, dovuta in gran parte a una memoria privata e attualizzante che ritrova, nel presente della scrittura, figure vive e commoventi. Simboli e sembianze che esplicano la loro possibilità di un ritorno grazie a una carezza, una voce, una ruga, un odore, un colore che trovano la forza di riemergere vigorosamente dallo spazio letterario interiore dell’autrice. Il verso e la sua misura si adeguano in modo duttile ed emotivamente capace nella modulazione di paesaggi e di luoghi, questi tutti reminiscenze memorialistiche rese nella pura musicalità della forma. L'insieme delle poesie configura lo stato di un romanzo della memoria suggestivo nella sua alta formulazione lirica.
Adelina
La vedo, Adelina,
nei pomeriggi di sole guardare i passanti
da un terrazzino fra fioriture esuberanti
e pare rincorrere pensieri
forse nebbie di ricordi e quando scopre
che la osservo
ride,
la bocca senza denti
le dita accartocciate aperte in un saluto
e a dispetto delle rughe
conserva ancora una perla candida d'infanzia
la leggerezza delle nuvole
un fronzolo d'organza.
La vedo, Adelina,
abbracciata all'ultima luce del tramonto
mentre manda un bacio con la mano
forse all'innamorato mai tornato
o alla notte perché sia buona
e domani ci siano scarpe nuove
un biscotto da inzuppare
un torsolo di mela
una storia ancora da dire.
La vedo, Adelina,
chiudere strette le imposte
perché non entri il vento del nord
a spegnere un moccolo di candela
lasciato acceso a illuminare una notte
che non ha né luna né stelle.
Una carezza ancora
La mia mamma è la solitudine di una pietra grezza
una risata nascosta tra le mani
una lacrima asciugata in fretta nello strofinaccio.
Ha, mia madre, mani ruvide
mosaici di rughe sul viso
sulle spalle la curva della vita,
un vecchio maglione stinto
che si è fatto lungo
e lei sempre più corta.
Mia mamma ha negli occhi verdi
ancora il velo della paura
di quell'infanzia da sfollata,
un senso di mancanza
di padre, di fiabe, di pane e cioccolata.
Mia madre invecchia dentro casa
ad ascoltare la pentola che sobbolle
a rammendare calzini e pazienza
mentre io gioco a moscacieca
sicura di trovarla sempre lì al mio ritorno,
lei che ha timore degli accidenti di questo mondo
e mi affida mille raccomandazioni,
la porta chiusa alle mie spalle senza far rumore.
Mia mamma un giorno che avevo cinquant'anni
mi ha abbracciato stretto
e mi ha lasciato fra le dita sillabe di poesie
che oggi maldestra ricompongo
china su vecchi quaderni
cercando a ritroso ancora quella carezza.
Daniela Sandrolini (Marzabotto - BO)
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Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
I Edizione 2017
Categoria "D" (Adulti)
II Premio
Alexandra McMillan
Motivazione: Così rimescolati e alternativamente declinati i quattro principi naturali tout court - aria, terra, fuoco e acqua - nelle liriche di Alexandra Mc Millan questi si esplicitano come simboli e correlativi oggettivi di altrettanti precisi e individuabili istanti fotografici della propria interiorità: al vento della nostalgia e del ricordo, della memoria e del sogno si amalgama la terra come palcoscenico concreto e naturale, habitat materiale perché solida espressione dei sentimenti umani; alle fiamme guizzanti, scompigliate e dolorose dell’amore si oppongono la rugiada, il fiume e il mare della rinascita, del rinnovamento e della nuova speranza. Così le liriche formano un particolare linguaggio poetico confidente e aperto a una misura che si avvicina alla prosa poetica. Sono predilette, dalla poetessa, situazioni limite di ascolto minimale del silenzio, enigmatico compagno di viaggio, e dove è messo in gioco, appunto, un confine sempre più labile fra lirica e racconto. Il risultato ottenuto è di una compatta, sostanziale e precisa unità.
Vento in fiamme
E' come questo vento in fiamme, che parla e tu ascolti a mezza voce
immaginandoti spiga tra le spighe che si piegano al soffio, è giocoforza,
e però distratte, liberamente scompigliate in infinite direzioni, incuranti
dello spaventapasseri che spalanca le braccia invano, contorniato
dal cicaleccio delle gazze e dai passeri impudichi, ché avere i semi morsi
da stormi d'uccelli è cento volte meglio dello spietato taglio della falce,
e la grazia dello stelo sta nell'arrendersi alla leggerezza dei papaveri.
Chiederò perle di rugiada per il silenzio di queste notti grandi,
tremerò allo scintillio tenero degli astri sul fiume che mi benedice i fianchi
alla libellula che mi aleggia a fior di labbra, all'oro liquido e caldo dei fondali,
come il frutto consacrato sul ramo
che si sporge in uno sfiorare d'acqua e fronde.
A piedi nudi correrò sul greto, e il freddo bruciante avvolgerà le mie caviglie
perché meglio mi scuota la tempesta, il brivido impetuoso della pioggia;
poi ci accoglierà la carezza dell'erba, come un punto fermo nell'uragano,
questa luna di topazio e le stelle rincantucciate tra le nostre dita
e l'abbraccio tiepido dei corpi che usano il cielo come un manto.
Non ci vuole poi molto, un'altra vita appena, per distruggere i silenzi,
solo un'altra vita e basta.
Oggi ti capisco dal respiro.
Alexandra McMillan (Genova)
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Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
I Edizione 2017
Categoria "D" (Adulti)
III Premio
Elisabetta Biondi Della Sdriscia
Motivazione: C'è un suggestivo accostamento tra l'Amore e Psiche neoclassico del Canova e la poesia di Elisabetta Biondi della Sdriscia: quest’ultima descrive e allo stesso tempo interiorizza l’immagine, tra le più celebri icone del desiderio amoroso, che di là a poco si trasformerà in atto: ma se nella scultura questo atto è imprigionato in una stasi materiale, spetta a Elisabetta e alla sua poesia creatrice di emozioni a trasformare in dinamico ciò che il marmo sottende e anticipa; tanto che il bacio non diventa più solo atto meccanico rappresentativo di amore, ma fusione antropomorfizzata dei due amanti. Il mito costituisce, nuovamente, la fonte ispiratrice per la seconda poesia: e ciò avviene tramite la rivitalizzazione del mito di Orfeo, al cui significante di cantore corrispondono due significati: quello di musicista e di poeta. Amore sì, ma anche assenza-presenza, tema caro a Blanchot: il desiderio ardente di un ritrovamento si trasforma in colpa di una perdita, in sortilegio; non è un caso l’uso del tempo imperfetto, per eccellenza quello della conclusione e del non-ritorno. Infine, il dolore sentimentale si trasforma in fisico nella figura di una donna che vomita via tutta la sua sofferenza, nel tentativo vano di svuotarsi definitivamente per lasciar posto a qualcosa che, catastroficamente, niente può riempire.
Il canto di Orfeo
Attendo il tuo ritorno, nel tormento:
al cielo incendiato racconto del dolore,
della malinconia struggente dell'assenza.
Del tuo corpo, baciato con passione,
e di quanto lo abbia sospirato,
delle tue labbra piene, mio tormento,
vertigine insaziata, sortilegio:
tra le tue labbra mi sono smarrito
in una plaga senza spazio e tempo,
fluttuante nel vuoto dell'assenza
non riesco a ritornare...
Con te ho conosciuto il desiderio
ardente: m'incendiavi la mente
di pensieri mai avuti.
Con te percepivo in ogni carezza
l'assoluta purezza di un rito sacrale.
Perché ogni gesto inventava l'amore,
nostro, nuovo, mai percorso,
ogni gesto sbocciava casto
dai nostri corpi allacciati,
dai desideri taciuti. Ogni piega
di noi un pretesto di baci
e ogni bacio lasciava insaziata
la sete. Sinfonie di sospiri,
risonanze arcane traevi da me,
liuto antico destato dalle tue dita:
tra i baci, con me, inventavi una vita.
Elisabetta Biondi Della Sdriscia (Roma)
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Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
I Edizione 2017
Categoria "B" (Scuole Medie)
I Premio Assoluto
Ilaria Vescovi
Motivazione: Carica di suggestione, la sua forma poetica è un’esperienza di solitudine che guarda alla morte come a un autunno, e al mondo come a una prigione «dove gli uomini si credon così forti» e il Natale appare come la sicura e confortante fine della sera in cui «le strade paiono interminabili fili di vita e di luce». Si abita, così, in un’illusione nel tempo scandito dal verso costruito con un solo verbo, quel «paiono», che sottolinea la precarietà di quei fili di vita e di luce descritti. Essi, infatti, non sono che un’interruzione momentanea di quel “lento oblio” di cui Ilaria parla, poi, nella poesia E un altro autunno se ne andò: qui la luce non nutre perché è “luce di insaziabile malinconia”, l’unica che ci viene descritta come illuminante il cammino della giovane poetessa. E tutti interroga il verso che recita: «Ogni tanto penso se tutti abbiamo una vera esistenza» (in Le anime perdute), perché l’anima può perdersi ancor prima di morire, e vivere mille morti abdicando sotto il peso del dolore, degli anni, della solitudine e del silenzio. Quella di Ilaria Vescovi è poesia che ci pone implicitamente delle domande, in un tempo in cui sembra, invece, che anche per la conoscenza profonda degli individui già siano pronte le più varie risposte.
Le anime perdute
Se potessi
paragonerei la morte,
alle foglie secche
che cadono in autunno,
nell'infinito universo
delle anime perdute.
Quella sera d'estate
sotto un albero di olivo,
ti pensai così intensamente
da non capire
che sei quel soffio d'aria fresca,
che avvolge la mia anima.
il mondo alla fine che cos'è?
Una prigione dove gli uomini
si credono così forti...
Ogni tanto penso
se tutti abbiamo
una vera esistenza.
L'indomani aprii
gli occhi, e cercai
con lo sguardo,
un'agenda,
dove a un certo punto
le pagine, iniziavano
a divenire vuote...
Ilaria Vescovi (Asiago - VI)
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Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
I Edizione 2017
Categoria "C" (Istituti Superiori)
I Premio Assoluto
Leonardo Donà
Motivazione: La costruzione della struttura poetica in rima è rischiosa, perché può banalizzare il verso; al contrario e in questo caso, la rima è stata sapientemente usata e risulta essere l’efficace espediente con cui l’autore ci rende leggero questo volo poetico sulla condizione umana, per non spaventarci dell’inabissamento in cui ci trascina nella descrizione delle miserie degli uomini. Leonardo non ci impedisce, però, di incontrare con meno dolore gli occhi vuoti della donna, quelli che nella poesia Sul ciglio della strada penetrano con tale forza da riuscire, finanche, a farci sentire il freddo e la violenza di una vita che non doveva andare così, una vita che per nessun essere umano dovrebbe andare così. Nessuno ne conosce il cuore: così canta il poeta, e le linee disegnate dai versi, a scorrerle tutte in un’occhiata sola, sembrano l’elettrocardiogramma di un cuore su cui grava un macigno, perché come recita un altro verso: Nessuna bimba, da adulta, ha il desiderio di divenir prostituta. L’egoismo inaridisce il cuore dell’avaro (in L’avaro) ed è alla radice dello sfruttamento dell’essere umano e della sua brutale cosalizzazione. Solo l’amore sa chi siamo, solo nell’amore possiamo essere riconosciuti. Tu sei è l’ultima delle tre poesie proposte dal giovane Leonardo. L’identità è protetta dall’amore, dall’incontro degli sguardi e la rima si fa tenera, tenera come la più tenera carezza.
Tu Sei
Per me tu sei come l'acqua per il fiume,
come le stelle per il cielo,
come nell'oscurità il più vivido lume,
come per la primavera il dolce disgelo.
Sei come la vastità dei cieli più tersi,
dolce come la più dolce melodia,
come del sommo poeta i sommi versi,
il senso più profondo di questa vita mia.
Sei come l'aria per i polmoni,
come lo splendido fiorire della rosa,
sei il più soave di tutti i suoni,
sei una creatura meravigliosa.
Sei come l'acqua in un deserto,
ed io m'allieto ad ammirar la tua delicatezza,
che con grande fortuna ho scoperto,
ed è tenera come la più tenera carezza.
Sei bella come dell'usignolo il canto,
e tremo al pensier ch'avrei potuto non incontrarti,
e il mio cuore si scioglierebbe nel pianto
se non prevalesse il desiderio d'abbracciarti.
E nonostante tutto non trovo parole
per descrivere come sei,
e quanto batte il mio cuore
quando i tuoi occhi incontrano i miei.
Leonardo Donà (Verona)
- Categoria: Premio Maria Maddalena Morelli
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