Premio "F. Petrarca" - Città di Arezzo
IV Edizione 2019
Categoria Ragazzi
I Premio
Piccolo paradiso
Questa notte
ammirerò le stelle,
ma ora avverto il "calore"
del vespro;
il suo sguardo rossastro
domina le montagne.
Vorrei fuggire
da questa città
tra lo scalpitio delle persone
ed il tempo che scorre
frenetico.
Irrefrenabile l'impulso
di correre fra quei sentieri
dove ogni giorno è magia,
dove ogni attimo si trasforma
in libertà.
Inseguo la luce dell'alba
cercando di raggiungere la vetta
prima che cali
la sera.
Quanta gioia refrigerarsi
nelle acque fresche
dei ruscelli...
fra i suoni del bosco
che colmano l'anima.
Ora, nostalgica m'immergo
in quel mondo
surreale ove
ho ritrovato
il mio piccolo "Paradiso".
Melissa Storchi (Bibbiano - RE)
Motivazione
Il testo appare frutto maturo di vaste e meditate letture. Ardite metafore sostengono, con efficace padronanza dei mezzi espressivi, la proposta sempre più incalzante e drammatica dell’invocazione iniziale.
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Premio "F. Petrarca" - Città di Arezzo
IV Edizione 2019
Categoria Ragazzi
II Premio
Vivere di Poesia
Desidero trascorrere
questo viaggio a fianco
di una compagna speciale.
Voglio svegliarmi
con il piacevole eco
dei miei pensieri notturni.
Essere cullata
dalle soavi parole
di una riflessione ammaliante.
Potermi sfogare impugnando
una penna e scagliando
tutto il mio malessere
su un foglio di carta.
Potermi aggrappare
alle sue protettrici ali,
volare nell'immensità
delle parole e
non provare disorientamento
ma soltanto un piacevole abbandono.
Voglio che mi rimbocchi le coperte
quando sono esausta e
ho la sfrenata voglia
di scrivere ancora
una nuova frase.
Quella compagna sei tu Cara Poesia.
Rachele Bolognini (Massa e Cozzile - PT)
Motivazione
Testo coerente con quello che si potrebbe definire l’originale aprosdòketon della chiusa. Pregevole anche la padronanza della lingua e l’individuazione di un andamento ritmico si accattivante efficacia.
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Premio "F. Petrarca" - Città di Arezzo
IV Edizione 2019
Categoria Ragazzi
III Premio
Dammi la mano
Ho visto un oceano
inginocchiarsi in compianto
quando lacrime di rive affamate
furono sazie all'alba di un'era
dammi la mano,
urlammo dalle rive di un fiume di pianto.
Ho visto un vento
sgretolare le chiese
quando fiati umani
spensero la danza delle candele.
dammi la mano,
implorammo i numi di un altare profano.
Ho visto montagne
decorate da braccia fiacche
costruite da chi ancora
aspetta il grano giù in pianura.
dammi la mano,
sollevammo Giustizia come fosse una piuma.
Ho visto catene che strinsero il Bene alla mia cintura
imprigionata nel nome
di una Libertà nelle vesti di vergine.
dammi la mano,
dichiarammo innanzi alla legge.
Ho visto sette volte sette
respirare l'ultimo spiro
quando un cannibalismo meschino
nutrì le maree artificiali.
dammi la mano,
ancora cantammo
spalancando la via
per l'ultimo porto.
Chiara De Cillis (Balestrate - PA)
Motivazione
Il testo appare frutto maturo di vaste e meditate letture. Ardite metafore sostengono, con efficace padronanza dei mezzi espressivi, la proposta sempre più incalzante e drammatica dell’invocazione iniziale.
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Premio "F. Petrarca" - Città di Arezzo
V Edizione 2020
Categoria Adulti
I Premio
Livorno, ombra di gioventù
È questa diga che racchiude
con linea circolare l’orizzonte
il limite che non oso varcare.
Al di là un universo bramat
e sconosciuto: oltrepassare
lo sguardo vigile del faro,
spingersi al largo, verso la Meloria,
inseguire l’ombra azzurra dell’Elba,
oltre la Capraia, mentre uno spicchio
aspro d’Apuane s’affaccia
di lontano, sopra il mare…
Livorno, ombra di gioventù,
scrigno prezioso di affetti
ormai lontani, questa pioggia
di stelle in quest’agosto
t’illumina di sogni mai svaniti.
Placido è lo sciacquio della
risacca: la terrazza Mascagni,
più oltre i fossi, gli scali dei
mercanti del passato, sotto la
Darsena docile e paziente
offrono ai sogni dolce
insenatura: nell’ombrosa
frescura della sera i miei
pensieri inseguono un sorriso
che la risacca non può cancellare.
Solcano il cielo frammenti di cometa,
imago infranta dei sogni che cantavo:
a palpebre abbassate, mio malgrado,
è quel sorriso che colma la mia notte.
Elisabetta Biondi Della Sdriscia (Roma)
Motivazione
In questa poesia la città di Livorno diviene sfondo dei sogni di gioventù dell’autore e dell’ansia di quel tempo a spingersi oltre il “limite” geografico cittadino, qui descritto, con immagini nitide, come un dolce riparo. Si delinea un ritorno che, nonostante tutto, si “colma” di un sorriso. Pregevole la musicalità dei versi, l’uso dell’enjambement, la originale costruzione sintattica e il susseguirsi dei dettagli paesaggistici
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Premio "F. Petrarca" - Città di Arezzo
V Edizione 2020
Categoria Adulti
II Premio
L'ultima fermata
Madrid, stazione di Atocha
Finalmente rivedo
ragazzi baciarsi sulla banchina
in attesa del treno della gioia.
La primavera incalza
e gli istinti escono
dal letargo del lungo inverno,
ombre perdute nei viali
delle vane speranze.
Si guardano negli occhi
e s’accarezzano con lo sguardo,
poi sorridono alla scoperta
dell’intesa ritrovata,
sussurrano poche parole,
respiri profondi,
una risata e via.
Simili ragazzi immagino
sul treno della follia,
quale sarà stato l’ultimo
sguardo prima della fermata
della vita,
speranze finite in quella tragica
mattina, una come tante,
ma ora non più.
M’angoscia la viltà del gesto,
uomini e donne normali erano,
aquiloni legati al cielo,
e rubavano ogni istante
alla fatica del vivere,
per conservarsi vivi
ai propri figli,
anime perdute.
Pietro Catalano (Roma)
Motivazione
La poesia, suddivisa in due lunghe strofe, mette a fuoco momenti diversi nel tempo riferiti alla Stazione Atocha di Madrid, sede nel 2004 di un attentato. La gioia con cui alcuni giovani aspettano oggi il treno, scambiandosi tenerezze, è amaramente confrontata con le speranze troncate di altri giovani, vittime del vile gesto. Il linguaggio e lo stile sono freschi, puntuali nel cogliere stati d’animo dell’autore e dei protagonisti.
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