I premi letterari di "Etruria Faber Music"
Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
V Edizione 2022
Categoria "D" (Adulti)
I Premio
Gabriele Barghetti
Motivazione: Echi stilistici, emulazione dei temi più ricorrenti nella tradizione letteraria e, allo stesso tempo, ridefinizione degli stessi modelli in chiave personale connotano le liriche di Gabriele Barghetti, intitolate "Un addio" e "La paura". Il motivo della separazione scandisce il contenuto poetico della prima lirica: l’autore ripercorre, con precisione allegorica di immagini e di sensazioni emotive, il momento che lo ha separato dal suo ipotetico interlocutore, identificato con un tu generico, incorporeo e spirituale. Il tema dell’allontanamento, invece, pervade la seconda lirica, La paura. L’attacco iniziale – che emula alcune delle poesie proprie della stagione crepuscolarista – trasporta il lettore in una scena di vita quotidiana vissuta dal poeta: un angolo di conforto domestico, di calorosa e delimitata sicurezza focolare che si oppone all’entropico mondo esterno, a una realtà contemporaneamente rischiosa e minacciosa. Da notare, inoltre, come il poeta adotti la struttura del sonetto che consente – pur nella rigidità della sua metrica – una versatilità relativa allo schema delle rime, che nelle due liriche si fa ora chiuso e ora ripetuto.
Un Addio
L’immagine del tempo non è retta,
se volgi l’occhio senza preavviso
ti appare forse l’ultimo sorriso
che ti lasciai scendendo dalla vetta.
Tra gli orti degli ulivi in bicicletta
dopo una curva smisi all’improvviso
di abitare l’istante e dal tuo viso
si allontanò decisa la lancetta.
È un circolo l’abisso ed io procedo
lungo il suo bordo dove già mi è schiuso
un tratto della fine e te rivedo,
nel lembo di un momento già richiuso,
nell’attimo infinito del congedo,
prima che questo piombo sia rifuso.
La paura
Sono seduto, in casa, e tutto è chiuso,
calmo il quartiere, ed ogni guerra altrove.
Prendo biscotti e tè ed ho le prove
che dentro e intorno a me è del tutto escluso
che una minaccia incomba e sia dischiuso
nell'immediato un rischio. Mi commuove
questo calore calmo e penso a nuove
felici imprese e al ciclo già concluso.
Ma tra il passato e il dopo, in questo istante,
mi parla dentro chiara la paura,
dà luce a questa pace e la rivela
come l'inganno che è, nel sovrastante
arbitrio della morte, e chiede cura
di questa nostra vita e a noi la svela.
Gabriele Barghetti (Olbia)
- Categoria: Premio Maria Maddalena Morelli
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Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
III Edizione 2019
Categoria "D" (Adulti)
II Premio
Gennaro De Falco
Motivazione E' poesia della presenza-assenza, della stasi e del dinamismo quella che connota i versi di Πάντα ῥεῖ e di Via El Alamein, 67 del poeta Gennaro De Falco. Nella prima riecheggia il motto del filosofo Eraclito: in una realtà intrisa di storia e inderogabilmente obbligata al divenire delle sue cose, si contrappongono quadri-immagini liberi di accennare al presente e al passato, svincolandosi così dagli statici criteri della cronologia degli eventi. In questo tempo dinoccolato, la figura femminile – metafora dell’amore – è parte dell’intimità atemporale del poeta, che sembra fungere da collante tra le due realtà l’ultimo verso: «e non c’era lesione tra te e il mondo». La poesia Via El Alamein, 67, ambientata a Milano, si mostra come un contemporaneo canto d’amore crepuscolare: la pesante routine di una metropoli e il suo traffico, l’ultimo autobus vuoto e forse poco profumato, il capolinea deserto, il finestrino forse opacizzato dai fumi del giorno. E proprio su questo finestrino, solo l’ombra della donna (o dell’amata?) si appoggia: un’apparizione salvifica, quasi angelica, tanto che il «nome» di lei «non ha più sillabe».
Via El Alamein, 67
Ci ammutiniamo,
ripetiamo la perpendicolare della carezza
tracciamo il rischio della collisione.
Questo è il compiersi dell’amore
astrarre la trasformazione, rinnegare
l’ipotesi nominale del tempo
quel tempo che finisce
inaudito e improvviso
nel grande gorgo di Milano
quando si spegne per sempre
la luce bianca della corsia
e si perde il centro,
esplode l’atomo, si frantuma l’universo.
Così pare vuota l’ultima corsa della 92,
nessuno al capolinea che aspetta, solo la tua ombra
appoggiata al finestrino.
Il tuo nome che non ha più sillabe.
Gennaro De Falco (Crotone)
- Categoria: Premio Maria Maddalena Morelli
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Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
III Edizione 2019
Categoria "D" (Adulti)
III Premio
Simona Grillo
Motivazione Ricerca poetica, pace dell’interiore e delicatezza stilistica connotano la poesia di Simona Grillo e le sue liriche Silenzio e Cerco la sublime armonia. Nella prima, il silenzio fa da protagonista e diventa quasi – e paradossalmente – una lingua, un puro mezzo comunicativo con il quale interloquire, inframezzare e spezzare il «vocio enfatico di parole arcinote». Proprio attraverso questa impegnata meditazione, avviene la riscoperta dell’essere cosa umana nel mondo, e dell’essere donna, fino alla liquefazione corporea finale, dove tutto evapora e tutto diventa fibra della natura. In Cerco la sublime armonia, l’autrice si interroga sulla ricerca del mezzo poetico, ovvero della parola stessa: la ponderata, armonica ed esaustiva formula creativa che tutti gli scrittori affamati di poesia desiderano raggiungere. Alla dimensione puramente soggettiva è inglobata (o contrapposta?) quella oggettiva della realtà: il mondo «intorno a me tace/ la vita percorre febbrili sentieri/ ignoti al mio sentire». Anzi, la chiusa finale sembra rincalzare l’ipotesi di una realtà soggettiva fortemente isolata dal contesto e dal cotesto del mondo: «perduta in un limbo che non è cielo/ e non è terra».
Nel Silenzio
Sono stanca di parole sempre uguali,
che ripeto per coprire l’imbarazzo
del silenzio,
che taciute troverebbero una via
più eloquente del dire.
Il silenzio è mio amico
negli scomodi sentieri sconosciuti…
Libera dall’ingombrante
vocio enfatico di parole arcinote,
io mi dissolvo nelle cose
che vivono intorno
e che hanno prepotenti contorni reali.
Nel silenzio ascolto
la lingua dimenticata
Del mio corpo,
il suo dialetto antico e familiare.
Mi accorgo di essere anch’io
cosa del mondo,
autentica e viva,
mentre il mio respiro lentamente
rallenta e diventa
il respiro salato del mare,
il palpito luminoso e algido
di stelle lontane.
Simona Grillo (Crotone)
- Categoria: Premio Maria Maddalena Morelli
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Premio Maria Maddalena Morelli "Corilla Olimpica" - Città di Pistoia
III Edizione 2019
Categoria "C" (Istituti Superiori)
III Premio
Giada Frosini
Motivazione: Con la silloge Maschere di carta, Perimetri e Soli, la poetessa ricorre alle antinomie interno-esterno e luci-ombre per descrivere il nostro essere dimidiato tra un reale che ha confini precisi – e che nel suo «freddo pungente» disegna forme sbagliate, nel desiderio di controllo – e uno spirito che si rivela sconfinato, eppure «più reale di qualsiasi perimetro». L’essere, per la poetessa Giada Frosini, può svelarsi nel suo «bellissimo spettacolo», nonostante il «destino avverso» e la «Natura» che «elegante e spietata dirige», solo attraverso la «musica», ovvero l’azione poetica che si sviluppa nel tempo, che diviene energia trasfiguratrice e metafora di ciò che non può imprigionare in forme rigide, perché non può essere confinato nel recinto delle parole. La musica a cui fa riferimento la poetessa è la fibra della poesia stessa, che nella sua ineffabilità rivela il senso delle cose sottraendolo, aprendo il «corpo interno» limitato a dimensioni illimitate. È tutta una questione di «perimetri». La poesia dell’autrice fa luce sul perimetro dell’anima che non può essere mai definito, ma ricreato nella dimensione poetica della tensione continua. Siamo «vulcani» – ricorda ancora la poetessa – siamo «Soli», siamo «stelle solitarie». Non lasciamoci spegnere.
Dalla mia finestra vedo
Siamo automi
Ingranaggi difettosi
Cuori vuoti
Neuroni nervosi.
Siamo tanti Soli
Dispersi nell’universo
Bellissimi spettacoli
Dal destino avverso
Distanti anni luce,
nuclei lontani
cercano sottovoce
emozioni: vulcani.
Elegante spietata
La Natura dirige
E noi,
stelle solitarie
brilliamo
oscuriamo
il vuoto nero
che ci circonda.
Giada Frosini (Serravalle Pistoiese - PT)
Istituto Tecnico Tecnologico Statale Silvano Fedi-Enrico Fermi di Pistoia
- Categoria: Premio Maria Maddalena Morelli
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